Eccomi, sono rientrata, e prima che torni ad affusolarmi sotto le coperte per ripigliarmi dall’impresa vi voglio fare una rapida cronaca del viaggio. Preparatevi, che sono 12 giorni di panico.
Day # 1/2 – La luuuunga notte
Come vi avevo precedentemente accennato, il mitico (?) duo deve prendere un aereo tipo alle 6.30 da Pisa. Impresa non facile, considerato che gli ultimi treni notturni arrivano in loco (e non in aeroporto, obviously) tipo all’una di notte. Allora i nostri due baldi giovani si armano di pazienza (e di euro, maledetti baristi pisani) e si recano nell’unico bar aperto vicino alla stazione dove per tipo 8+ euri ottengono un tè caldo, un caffé d’orzo e una pasterella. Il tè da solo costa 4,60 €, ladri infiniti. Ma il posto è GLAM e noi siamo lessissimi. E ancora nemmeno siamo partiti… la nottata è lunga, ma la giornata che segue sarà campale…
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Day # 1 – Finally landed
Dopo le solite (mie) scene di panico in aereo che ormai non preoccupano più nessuno a parte me e dopo la veglia forzata per motivi scaramantici (“Se mi addormento moriremo! MORIREMO TUTTI!!!”), io e il Lurker atterriamo e ci prepariamo a trascorrere svariate ore in giro coi bagagli in attesa del treno da Liverpool con il quale dovrebbero arrivare i nostri amici Kirsty e Anthony, che poi ci guideranno a casa loro… Girelliamo mezzi tronchi a Camden, dove siamo così provati e disorientati che a malapena riusciamo a trangugiare SOLO un misconosciuto piatto messicano (incredibile, nevvero? Ma ci siamo rifatti in seguito), ma i chilometri da macinare sono ancora così tanti che ogni tanto collassiamo ovunque si possa…
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Dopo aver impiegato un tempo considerevole a cercare di capire che autobus ci serve per tornare verso il Tamigi, riusciamo a raggiungere Hyde Park nella speranza di metterci un po’ tranquilli e sonnecchiare sopra una panchina umida qualunque, basta che permetta un’inclinazione orizzontale… se non fosse che il posto è dominato da un luna park natalizio con una pista di ghiaccio da paura e un botto di gente, nonché la neve finta che cade da non si sa dove e tanti, tanti, tanti bambini. Proviamo a girellare un po’, ma con la valigia al seguito la cosa si fa controversa e pericolosa per i piedini degli infanti (il che va benissimo, bisogna che capiscano che la vita è dura fin da piccini XD) e per il mio equilibrio psico-fisico E la mia fedina penale.
Evitando miracolosamente l’attuazione di una colossale strage degli innocenti infine giungiamo a casa dei nostri anfitrioni: trattasi di appartamentino con autentica finestra sul cortile (interno) che meriterebbe un capitolo a sé (e ci sarà) in quanto posto bellissimo e tremendamente inglese… Da notare intanto che tutto l’ambiente è dominato dalla presenza di coloro che saranno i nostri compagni di stanza, sempre ammesso che non venga loro voglia di disfarsi di noi mentre dormiamo (il che è probabile, date le loro dimensioni). Ora che siamo giunti al termine della vacanza, devo ammettere che non so ancora perché ci abbiano lasciato in vita. Considerata l’assenza totale di fondo nei loro stomaci, credevo ci avessero mangiato prima di Capodanno. Stranissimo.
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Day # 2 – I misteri di One Tree Hill
Poiché le delizie del viaggio ci hanno – per così dire – tritati fini fini, il giorno dopo ci facciamo una bella camminata intorno alla zona dove abitano i nostri splendidi ospiti; purtroppo per me il tour si svolge tipo a 300 km/h perché tutti tranne la sottoscritta sono muniti di gambe molto lunghe e io non posso far altro che arrancare nella loro scia… però apprendiamo la storia di Honor Oak (ma per ora non ve la racconto) e ci godiamo ampiamente il panorama, che merita un sacco… che mica penserete che Londra è solo la City, vero? Ah, ecco. Se non siete stati a Peckham e dintorni, non avete visto una s3ga. Diciamocelo. E comunque la sera Anthony cucina un riso buonissimo con le bietoline rosse, che io dovrei evitare come la peste, ma de qualcosa tanto tocca morì e a me piacciono così tanto… e poi sia mai che non mangio un riso FUCSIA.
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Day #3 – Fallo al British!
Ok, ci siamo ripresi. Ci sono volute due notti ma alla fine eccoci pronti per finire di vedere il British Museum, tour iniziato due anni fa e mai completato. Ce la possiamo fare. Che ci mancava? Un piano intero? Ma… ma… oh beh. Iniziamo. Ci godiamo la vista di una delle stampe più antiche dell’Onda di Hokusai (sublime). Ci procacciamo il cibo (orientale) e lo sterminiamo sul gradino di un marciapiede.
Continuiamo. E troviamo dei falli.
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La cosa non ci disturba affatto.
E comunque NON finiamo il tour manco stavolta. Magari alla terza… toccherà ritornare, via. Che sacrificio, guarda… e poi torte. Quiches. Figate.
Day #4 – L’insostenibile leggerezza di Soho
Si sapeva già, ma è bene ribadirlo: è pericoloso andare in giro per Londra. Ti sia attacca tantissima roba alle mani e non sai come mai. Soprattutto, MAI entrare in un grande magazzino londinese senza la consapevolezza di avere un conto in banca alle porte coi sassi. MAI. E’ la vostra unica salvezza, e a volte non è sufficiente.
Comunque, fra le cose che avevo interesse a procacciarmi (o meglio, fra quelle che mi posso permettere) trovo ciò: potrebbe sembrare un vezzo da dilettante, ma io spero proprio che rappresenti qualcosa di ben più che un hobby. Ma se ne riparlerà, spero. In ogni caso, dopo aver visitato svariati piani di un mega centro commericale di cui mi sfugge il nome ricolmo di DESIGN, scopriamo quant’è buono il fast food fatto bene e ne gioiamo come ricci sulle spazzole, scofaniamo torte in quantità indecorose e giriamo come bimbi curiosi nei recessi dei negozi di Soho… ovviamente piove, ma poiché siamo in uno dei quartieri più fighi di Londra ci adeguiamo sfoggiando l’ultimo grido della moda: lo stile Dérelicte. Très chic. (Se c’è in Zoolander, esiste. Punto.)
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Ma mi sembra che siano già diversi capoversi che non vi parlo di cibo. Male, molto male. Perché la sera è il momento del ristorante indiano. Che bel momento… e che bella compagnia. E che bel cibo. E che bel pasto. E che… ok, avete capito.
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Day #5 – New Year’s Eve Science
Prima che l’anno finisca, io e il Lurker facciamo una scappatina allo Science Museum che la volta precedente abbiamo dovuto totalmente bypassare… Contiamo di dargli una bella sgrossata visto che abbiamo una mattinata a disposizione, voglio di’, siamo bambini grandi, non è che abbisogniamo di – OMMIODDIOCHEBELLO! Ore, ore e ore ci avremmo passato dentro! E’ un paradiso! E’ meraviglioso! E’ un posto inquietante e stupendo! E’ pieno di giochi interattivi! E’ ciò che può trasformare un bambino normale in un giovane nerd DOC! Non che ne avessimo bisogno, ma… dei, migliaia di volte meglio di qualsiasi luna park… E non riusciamo a vederne che un’infinitesima parte, tutti presi a guardare TUTTO e a giocare con qualunque cosa…
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Ma non possiamo schiantarci dentro il pomeriggio intero (e comunque servirebbe una settimana al ritmo in cui ci muoviamo affascinati e dondolanti in mezzo alle sale) perché c’è da preparare la cena di San Silvestro… Il menù è opera della padrona di casa, impareggiabile donnino di mondo: cannelloni (questi tirati a mano dall’immarcescibile duo di cui sopra), insalata di bufalino e arancia, fishcakes, caci vari e stilton a volontà (il Lurker l’ha sterminato con goduria quasi perversa) con biscotti adeguati da mangiarci insieme, hummus e salsine varie innumerevoli di cui una che ancora ricordo con amore… una mistura incredibile fatta da non so quale azienda cinese irreperibile nel territorio londinese (o, se sì, chissà dove). L’ho amata. Le ho giurato amore eterno. Mi ha distrutto le papille gustative, ma io l’ho amata tanto. Foreva.
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Insomma, alla fine ci siamo sfondati (ma con garbo) e abbiamo guardato i fuochi dalla collina, mentre intorno a noi la gente cantava Auld Lang Syne briaca fradicia e cercava di far innalzare in volo le lanterne cinesi che puntualmente si incastravano in mezzo agli alberi bagnati… un bel modo di iniziare l’anno, è un’esperienza che vi consiglio caldamente, soprattutto se avete amici vecchi e nuovi accanto con cui sparare cazzate e un Lurker caldo e accogliente presso cui rifugiarsi quando tutti vanno a dormire e insieme al quale sognare di nuovi pranzi, nuove avventure e nuovi amici da incontrare sulla strada…
(fine della prima parte)
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